© Elena Carta (@carta_elena)
UNA PUNTA DI CRISTALLO DI 5000 ANNI
Punta di lancia di cristallo trovata in una tomba megalitica di 5.000 anni in Spagna. La tomba conteneva i resti di 25 individui, molti dei quali avevano consumato una sostanza velenosa.
Il manufatto è stato trovato insieme a 10 punte di freccia, quattro lame e uno strumento per fabbricare armi, tutte di cristallo di rocca.
Strumenti antichi che un tempo appartenevano a civiltà preistoriche sono stati trovati in tutto il mondo, ma questa punta di lancia è diversa da quelle tradizionalmente fatte di pietra o selce. Secondo gli esperti è la punta tecnicamente più sofisticata mai scoperta nell'Iberia preistorica e avrebbe richiesto un'enorme abilità cognitiva e manuale per scolpirla.
Crediti: Morgado et al., (2015). The allure of rock crystal in Copper Age southern Iberia: Technical skill and distinguished objects from Valencina de la Concepción (Seville, Spain), Quaternary International, 1-18.
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Inventate una storia, una poesia o qualsiasi altro scritto basato sulla punta di lancia (Chi l’ha fatta? A cosa serviva? Perché avevano ingerito sostanze velenose? Allucinogeni?).
Livia (@livia.caizzi)
Università di Siviglia, 16 Aprile 2015
La punta di quarzo ritrovata nella grotta tiene me e i miei colleghi insonni da giorni. A cosa serviva? La datazione al carbonio dei corpi rinvenuti nella grotta stabilisce che sia di circa 5000 anni fa. Siamo nell’età del rame, momento storico in cui la lavorazione di utensili fatti di pietra e selce coesiste con oro, argento e rame. Sicuramente durante questo periodo le capacità manuali stanno diventando sempre più affinate ed elaborate, rendendo plausibili tecniche artigianali sofisticate. Non sono state però trovate cave di quarzo nelle vicinanze. La punta di cristallo non proviene quindi dal luogo del suo ritrovamento. Questo potrebbe presupporre che già nell’epoca preistorica ci fossero scambi di materiale nell’area del Mediterraneo. Forse da popoli provenienti dalle Alpi, in cui sono state trovate punte simili, vicino a cave minerarie. Questa punta è però diversa, non sembra essere stata usata per cacciare. Nessuno segno, perfettamente integra. Accanto, è stata trovata un’inconsueta ara sacrificale. L’altare, orientato verso est per permettere al primo raggio di sole di illuminarlo, è costruito in pietra. Sopra la mensa, due pesanti massi di granito sono incastrati perfettamente l’uno con l’altro, lasciando una cavità interna vuota, di forma triangolare. Inoltre, il teschio del piccolo animaletto sacrificato non è stato ritrovato sull’altare, ma al suo fianco, per terra. È forse uno strumento per sfruttare i raggi del sole? Dovrei chiedere consiglio alla mia amica iraniana, una brillante ricercatrice in fisica, conosciuta durante una conferenza in Italia. Soraya ora insegna alla Technische Universität München, a Monaco di Baviera. Potrei passare a salutarla la prossima settimana, durante il mio viaggio di rientro a casa.
Technische Universität München, 23 Aprile 2015
Eccomi a scrivere in una piccola camera d’albergo del campus, qua a Monaco di Baviera, all’una di notte. Arrivata questa mattina presto, non ho potuto fare a meno di sorridere appena entrata in Università. Due enormi scivoli connettono l’ultimo piano al pianoterra, permettendo a studenti e professori di arrivare in un batter d’occhio al livello inferiore. Dopo aver visto professori scendere all’entrata scivolando seduti su un tappetino, mi sono ripromesso di smetterla di considerare gli scienziati, specialmente gli informatici, come persone tendenzialmente noiose. Soraya lavora in un ufficio bianchissimo, e straripante di modellini atomici. Un ronzio continuo pervade la stanza:
“E’ il nostro cluster di calcolo, un supercomputer. Ultimamente fa rumore, dobbiamo dargli una controllata”.
Di fronte ad una tazza di tè, Soraya mi ha raccontato delle sue ultime ricerche, spiegandomi i potenziali enormi del machine learning e delle reti neurali, con gli occhi brillanti ed entusiasti di una bambina alla scoperta del mondo circostante. Dopo averle spiegato le mie novità sugli scavi archeologici, i dubbi sulla punta di quarzo e la disposizione dei corpi, Soraya è rimasta in silenzio per qualche minuto. Mi ha poi spiegato le caratteristiche da lei studiate sul quarzo ai tempi dell’università, dicendo che non sapeva però aggiungere altro:
“Dal punto di vista della struttura, i materiali cristallini sono privi di simmetria. Quando viene applicata una forza dall’esterno o del calore, la struttura del quarzo viene deformata e perde la condizione di neutralità elettrica, caricandosi da un lato negativamente e dall’altro positivamente. Questo effetto, scoperto dai Curie a fine ‘800, si chiama piezoelettricità.”
Un brivido di eccitazione mi pervade il corpo, partendo dalla colonna vertebrale fino alle dita delle mani, quasi tremanti. La abbraccio! Una immagine si focalizza nella mia mente: 25 persone, riunite in cerchio, aspettano di vedere quella forza invisibile che pervade la punta di quarzo, dopo essere stata racchiusa dal granito, forse collegata ad un primordiale filo di rame, in grado di portare a termine la vita di un animale con un solo tocco. E loro, ringraziando il dio per essersi manifestato ai loro occhi, si offrono poi in sacrificio, ingerendo una miscela di erbe velenose, morendo in pace e in connessione con l’ultraterreno. Ero quindi di fronte al primo condensatore elettrico della storia?
Igor (@gribyslab)
𝕮𝖆𝖗𝖈𝖔𝖘𝖆 𝖊𝖙𝖊𝖗𝖓𝖆
La cima levigata,
lavorata da mani sapienti.
Limiamo il cristallo,
per entrare a ꉔꋬꋪꉔꄲꇙꋬ.
Il sentiero tracciato all’inizio dei tempi,
accidentato e giallo fluorescente come lo zolfo.
Ingurgito una gocciola del Re.
La Morte sopraggiunge e si presenta come una guida,
sul sentiero decadente.
Da una bifora delle torri, si affacciano i miei padri. Vengono accecati dalla luce del sole pallido,
questo il prezzo
da pagare
per vedere il volto del loro figlio.
Gli incensi del terreno inebriano il nostro passaggio,
i portoni si schiudono e un coro di voci femminili ci accoglie.
La punta di lancia.
Lacera il ventre della femmina accanto a me.
Il sangue mestruale sarà il nostro inchiostro.
Le ossa iliache le nostre pagine.
Spregevoli appetiti si presentano.
𝑽𝒖𝒐𝒊 𝒕𝒖 𝒅𝒊𝒓𝒎𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒂𝒗𝒓𝒆𝒔𝒕𝒊 𝒄𝒆𝒅𝒖𝒕𝒐?
Ricoperti di piacere.
Abbracciamo definitivamente l’eternità.
ꉔꋬꋪꉔꄲꇙꋬ ci accoglie come suoi cittadini,
offrendoci banchetti innominabili.
Giacomo (@giacomo.pirovano)
L’astuto raggiunse la grotta mentre calava il sole,
aveva seguito il sentiero indicato dal vecchio dalla barba grigia.
Aveva attraversato l’ardua valle dei boschi fino a raggiungere la cascata.
La roccia si apriva dietro l’acqua che rimbombava.
I ventiquattro uomini con armi attendevano il giorno nella grotta nera.
Un raggio di luce entrava da una crepa in cima alla sala:
al centro c’erano fiamme intorno a una sottile pietra bianca.
In cima spuntava la punta dura come una roccia,
trasparente come l’acqua, luminosa come una stella,
colpita dal raggio di luce. L’astuto bramava la bella punta di lancia.
Il vecchio dalla barba grigia aveva detto:
«Se prenderai la punta di luce diventerai il signore
di tutti gli altri ventiquattro uomini con armi.»
Venne accolto da quelli: sedevano in cerchio intorno alla lancia di luce,
la adoravano come una stella caduta. Venne la notte in silenzio
e la punta roccia-acqua di luce si spense come si spegne una stella nel buio.
Allora tre uomini si alzarono e nutrirono il fuoco:
La punta divenne rossa come un cinghiale furioso.
L’astuto offrì ai ventiquattro uomini in cerchio
l’ampolla della bevanda che viene da lontano
che gli diede il vecchio dalla barba grigia.
Allora due uomini si alzarono e condussero l’astuto davanti alla punta rossa.
Le fiamme non lo spaventavano. Non si avvicinò ma scoccò una freccia dal suo arco.
La punta cadde oltre il cerchio di fuoco, dall’altra parte della sala.
I due uomini caddero come grandine, poi morirono tutti gli altri.
L’astuto corse e afferrò la punta dura come roccia
e trasparente come acqua, levigata come un seno.
Ora credeva di essere il signore dei ventiquattro uomini morti-vivi con armi.
Urlò «Alzatevi, tornate dal mondo dei morti, sono il vostro signore ora.»
Ma nessuno dei ventiquattro uomini si alzò.
Urlò e colpì gli uomini a terra tutta la notte,
nella grotta tutto rimbombava mentre il fuoco moriva con la sua voce.
Allora prese l’ampolla e fece scendere nella sua gola bruciata
le ultime gocce rimaste della bevanda che viene da lontano.
L’astuto urlò ancora una volta agli uomini di alzarsi,
poi cadde a terra come grandine nel buio
e con la punta meravigliosa stretta al petto.
È giunta l’alba. Il vecchio dalla barba grigia
segue il sentiero dell’ardua valle dei boschi...
Moreno (@morenomigliaccio)
Spagna agosto 2023 Montelirio, sito di Tholos.
Gli scavi procedono velocemente, nonostante il caldo afoso renda qualsiasi sforzo un'impresa titanica. Mi dirigo verso la tenda base sita ad un 100 di metri dallo scavo archeologico. Entro e afferro dal frigo portatile una bottiglietta di acqua ghiacciata, che delicatamente passo sulla fronte fino a scendere lungo il collo. All'istante un brivido di freddo mi attraversa la schiena grondante di sudore.
«Che goduria!» esclamai a voce alta.
Sradico letteralmente il tappo e la scolo tutta nel giro di qualche secondo,
«Ah! Non c'è niente di meglio che bere dell'acqua ghiacciata quando si ha la gola secca dal caldo.»
Non faccio in tempo a sedermi per riprendere fiato che di colpo entra nella tenda il dott. Marcos archeologo dell'università di Granada, non che mio fedelissimo collaboratore.
«L'abbiamo trovata»
«L'abbiamo trovata!» continua a ripetere ansimando, appoggiando i palmi delle mani sulle ginocchia, per non crollare a terra dopo lo scatto sotto il sole cocente.
«L'entrata della tomba è proprio davanti ai nostri occhi, l'ho toccata personalmente!»
Preso da una forte eccitazione, lo afferro per il colletto dello smanicato e strattonandolo ripetutamente lo guardo dritto in faccia «Cosa hai toccato amico mio, cosa?!» lui un po' scosso dalla mia irruenza risponde balbettando «La lastra di roccia che chiude la camera.»
«Proprio con questa mano» sollevandola tremante al cielo come fosse una reliquia preziosa.
Di getto lascio il colletto, «Non ci credo, pazzesco questa potrebbe essere la scoperta di tutta una vita, nessuno ci mette piede da 5000 anni e noi saremo i primi».
«Forza Marcos, non fare il pigrone corriamo subito al sito»
«Ma veramente volevo bere prima un sorso di acqua fresca», esclamo con aria sconsolata.
«Puoi saziare la tua sete con la conoscenza, forza berrai più tardi.», intanto lo trascino a forza fuori dalla tenda.
La visibilità nel tunnel è scarsa, nonostante le luci che abbiamo montato durante gli scavi, in più a metà del percorso il soffitto si abbassa così tanto da costringerci a proseguire a carponi mentre con le mani mi aiuto a mantenere un assetto di equilibrio per proseguire. Una brezza fresca mi accarezza il volto, è il segnale che il tunnel è terminato e si apre l'immensa cavità davanti a noi. Ad attenderci all'interno ci sono i due artificieri, Gonzalo e Manuel, più il geologo Kim Jung dell'università di Coba in Corea del sud.
Davanti a me l'entrata alla tomba, ho la pelle d'oca dall'emozione, mille pensieri e domande affollano la mia testa. Chi l'aveva costruita è come? Cosa è chi avremmo trovato li dentro? Perché sigillarla in quel modo? Le risposte a queste domande sono oltre a quella lastra di pietra, pesante qualche migliaglia di tonnellate. L'ultima barriera posta a dividere due epoche diverse e distanti tra loro 5000 mila anni.
«Bravi ragazzi, ottimo lavoro», accendo la torcia e con circospezione mi avvicino all'entrata della tomba, alta all'incirca 6 metri. Comincio ad esaminare la porta ma subito il mio sguardo è catturato da alcuni petroglifi nella parte inferiore che salgono lungo la fascia centrale fino al l'altezza di 3 metri circa.
«Dannazione, non è possibile» e l'eco delle mie parole risuona in tutta la cavità.
«Kim a che temperature fonde questo tipo di roccia?» domando deciso senza distogliere lo sguardo dalla pietra.
«Alte, molto alte» ribatte con tono altezzoso, «possiamo stimare una temperatura intorno ai 700/1000 mille gradi centigradi.»
«E allora perché questi segni non sono incisi ma sembrano fusi nella roccia?!»
Kim si avvicina, non credendo alle mie parole, e li esamina personalmente.
«Cazzo hai ragione, non ho mai visto nulla di simile prima d'ora. Le insenature sono lisce prive di solchi o di tracce lasciate da qualsiasi strumento che crei abrasioni».
I disegni rappresentano strane figure antropomorfe, per nulla simili a qualcosa di conosciuto, ma la cosa più strana è nella parte centrale: una sorta di disco, molto grosso, con dei raggi tutto intorno e in mezzo delle figure animalesche mai viste prima, che sembrano uscire da quest'ultimo.
«Marcos che ne pensi dei petroglifi?»
«Mai osservato nulla di simile, forse un rituale di qualche genere o un culto al disco solare, non ne ho idea. Ma ancora più strane sono le figure, difficili da categorizzare.» scuote la testa alzando le mani in segno di resa.
Gonzalo richiama la nostra attenzione «Forza ragazzi venite subito qui!»
«Guardate sembra esserci un'altro spazio dietro a a queste rocce.»
Corro subito a vedere.
«Non sono rocce appartenenti alla grotta, ma fanno parte di una parete che delimitava un'altra stanza adiacente».
«Su forza passatemi il piccone.» Inizio a battere sulle rocce con tutta la forza che ho in corpo, devo aprire un varco per vedere cosa c'è nella cavità.
Riesco a creare un passaggio abbastanza grosso per far passare una persona di media corporatura. Butto nel foro qualche led a striscia per illuminare lo spazio circostante e cerco di penetrare come un contorsionista, all'interno.
«Stai attento Indiana, procedi con cautela.»
«Tranquillo Marcos, se mi succedesse qualcosa il cappello con la piuma che ti piace tanto è tuo.», ribatto sorridendo.
Dinnanzi a me uno spettacolo raccapricciante, una serie di corpi disposti in cerchi concentrici tutti in posizione fetale con le ossa tutte rotte, come se fossero stati ricomposti in quella posizione. Mentre cammino tra un corpo e l'altro noto che il teschio centrale differisce dagli altri perché ha il cranio allungato e non possiede le classiche suture di un teschio umano, sembra un pezzo unico fuso insieme.
Inoltre nella mano sinistra ha uno strano oggetto che emette dei bagliori, m'inchino per vederlo meglio, lo pulisco dai detriti e della polvere e noto che è una lancia... ma la punta non sembra di pietra come mi sarei aspettato ma di cristallo puro.
Mai visto nulla del genere, chi poteva aver fatto una cosa simile 5000 anni fa?
Prendo la lancia, che intanto emette dei bagliori sempre più frequenti, e conto velocemente i corpi. Sono 24 più quello al centro diverso da tutti gli altri. Noto anche una pezza di stoffa vicino a uno degli scheletri. Quello che ne rimane, ricorda le iniziali del marchio Levis che c'è sui jeans, «Assurdo.» Non può essere la tomba è sigillata da millenni. Doveva esserci un'altra spiegazione.
Esco da quell'inferno con una strana sensazione addosso.
Racconto agli altri del gruppo cosa ho visto all'interno della cavità e noto che la lancia inizia a illuminarsi in maniera sempre più continua rispetto a prima.
All'improvviso uno strano calore irradia la parte posteriore del mio corpo, mi volto e noto che la pietra inizia a vibrare sempre più forte, perdendo gradualmente la sua consistenza solida. Sembra diventare liquida o più simile a un plasma gelatinoso. È come se la lancia avesse una connessione con il lastrone davanti a noi. «Forza ragazzi, tutti fuori, qui sta succedendo qualcosa di strano!» urlo in maniera concitata al gruppo.
«S' sì, tutti via!» balbetta Kim.
Mi giro verso l'uscita ma con la coda dell'occhio destro noto che Gonzalo si dirige dalla parte opposta, «Gonzalo che fai? Non avvicinarti è pericoloso.»
Ma non mi da ascolto, e continua imperterrito ad andare verso il lastrone. fino a toccarlo con la mano.
All'improvviso, quella specie di plasma che si è creato lo avvolge e lo inghiotte letteralmente.
«No Gonzalooo!» neanche tempo di reagire all'accaduto che da quella specie di portale escono delle creature terrificanti, con sembianze animalesche alte circa 3 metri. Sopra una di queste noto un individuo seduto a cavalcioni.
La fisionomia è simile a quella di un uomo, tranne per la pelle violacea e la forma del cranio molto più allungata rispetto alla norma. Nella mano sinistra bandisce una lancia che emana un bagliore molto intenso simile a quella che ho trovato nella cavità adiacente.
Preso da un irrefrenabile senso di paura comincio a correre verso l'uscita, mi infilo nel tunnel basso e comincio a percorrerlo a carponi il più velocemente possibile tenendo stretta la lancia a me. All'uscita raggiungo il gruppo, ma vedo Kim chinato ad aiutare Marcos.
«Che cosa è successo?»
«Marcos è caduto e ha una caviglia slogata» risponde Kim con aria preoccupata.
«Marcos puoi camminare?»
«Ci posso provare.» rispose serrando i denti.
«Dobbiamo scappare e mettere in salvo tutti i lavoratori. Ora non posso spiegarvi ma fidatevi di me.»
«Kim, la grotta ha un'altra entrata?» chiedo con aria preoccupata.
«Secondo i rilevamenti fatti in precedenza con i radar, nella parte sud c'è un tunnel più ampio ma è molto pericoloso perché è franato un versante che ne compromette la stabilità.»
«Dannazione, non ci voleva potrebbero uscire da quella parte»
«Chi potrebbe uscire? Di cosa parli?» m'iterroga Kim con aria preoccupata.
«Ora non c'è tempo, poi ti spiego. Metti in salvo tutti.»
Ruoto il Busto e la mia attenzione viene catturata da Marcus in particolare e dall'etichetta dei suoi jeans Levis.
«Cazzo non può essere.»
«Marcus quanti operai ci sono che lavorano nel sito?»
«Compresi noi, siamo 24.». Immediatamente la testa comincia a girarmi e faccio difficoltà a restare in piedi, tutto sembra ruotare vorticosamente intorno a me e, in un istante, tutto diventa nero.
Un formicolio mi attraversa entrambe le gambe, risale lungo il tronco e arriva fino alle braccia.
Delicatamente apro le palpebre degli occhi, e come dopo un risveglio la vista è leggermente annebbiata. Strofino con i palmi le orbite e le immagini cominciano a prendere forma.
«Dove mi trovo? Che male alla testa, ma cos'è successo?».
Sollevo il busto, mi guardo intorno e riconosco che sono nella cavità adiacente a quella del lastrone, all'interno della grotta. Ricordo che c'erano dei corpi invece ora è vuota.
C'è solo quella maledetta lancia poggiata sulle mie gambe che è tornata ad emettere dei bagliori.
Nella parte adiacente sento le voci degli altri «Quindi stanno tutti bene, è quello che ho vissuto cos'era un sogno o che altro?» ripeto con voce bassa.
Mi alzo in piedi e senza pensarci troppo, prendo la lancia, la sbatto ripetutamente in terra, riducendo in piccoli pezzi la punta di cristallo.
E una sensazione di sollievo nasce dentro di me, perché nel profondo del mio essere ho la consapevolezza che quella specie di sogno vivido era un monito di un futuro nefasto.
Perché certe cose devono continuare ad essere sepolte nelle sabbie del tempo.
𝐷𝜇𝜌𝑙𝜀𝜘 𝜌𝜎𝜀𝜏𝜄𝑐𝛼
30 marzo 2023 - 19 aprile 2023
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